Il fenomeno dell'Italian sounding
è molto diffuso un po' in tutto il mondo, dall'America all'Australia, dalla Russia alla stessa Europa, creando un grandissimo danno economico. I consumatori stranieri che acquistano prodotti che credono italiani vengono ovviamente ingannati dopo essere stati sedotti da colorate confezioni e nomi che al loro orecchio risultano "esotici". Ma spesso non se ne accorgono, perché non conoscendo il vero Made in Italy non possono stimare la differenza e possono cominciare a credere che in fondo i prodotti italiani non siano poi così eccezionali come tutti dicono. C'è, dunque, anche un danno di immagine ma c'è anche un motivo economico che induce alcune fasce di consumatori esteri (di livello più basso) a preferire i prodotti Italian Sounding, ovvero le differenze di prezzo tra il prodotto imitato e quello autentico, che si attestano su una media del -30% rispetto all'originale ma che in alcuni stati raggiungono punte del -80%.
La Direzione Generale Lotta alla Contraffazione - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico fa notare che "il giro d'affari annuo dell'Italian Sounding è stimato in circa 54 miliardi di euro l'anno (147 milioni di euro al giorno), comunque oltre il doppio dell'attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari (23 miliardi di euro). Quindi, almeno due prodotti su tre commercializzati all'estero si riconducono solo apparentemente al nostro Paese". Il danno per l'Italia è di oltre 90 miliardi di euro e di migliaia di posti di lavoro in meno. Finora l'educazione dei consumatori stranieri non ha ancora dato risultati degni di nota, per questo gli imprenditori chiedono urgentemente di colmare il vuoto normativo.